You are currently viewing IL WEB, PIATTAFORMA DA REGOLAMENTARE PER CONDIZIONARE?

IL WEB, PIATTAFORMA DA REGOLAMENTARE PER CONDIZIONARE?

  • Articolo pubblicato:6 Gennaio 2017

di Movimento 5 Stelle Pordenone

La lotta alle mezze verità, alle bufale e alle mistificazioni provenienti dal web pare essere diventata, all’improvviso, una delle crociate da affrontare con maggior risolutezza ed energia da parte delle istituzioni italiane.
Nel giro di un paio di giorni, infatti, il Presidente dell’Antitrust Pitruzzella, il Ministro della giustizia Orlando, la Presidente della Camera dei deputati Boldrini e il Presidente della Repubblica Mattarella hanno puntato il dito contro il web, reo di essere un far-west dove regnano odio, falsità, bufale e una totale mancanza di regole.

Pitruzzella – in un’intervista concessa al Financial Times il 30 dicembre – ha invitato i Paesi dell’Ue a dotarsi di una rete di agenzie pubbliche per combattere la diffusione di notizie-bufale su internet.

Orlando ha dichiarato a La Repubblica che “i social sono diventati il principale strumento per veicolare messaggi d’odio”.

La Boldrini, in un post apparso sul suo profilo Facebook il 31 dicembre, ha fatto riferimento al “diritto di tutti i cittadini di essere informati correttamente” e ha evidenziato di avere concentrato il suo impegno nell’anno appena concluso “nella battaglia contro il discorso di odio, la disinformazione e le bufale. È ormai evidente che si tratta di problemi da affrontare con urgenza, tanto a livello nazionale che mondiale”.

Lo stesso Presidente della Repubblica Mattarella ha dedicato parte del suo discorso di fine anno al web: “Internet è stata, e continua a essere, una grande rivoluzione democratica, che va preservata e difesa da chi vorrebbe trasformarla in un ring permanente, dove verità e falsificazione finiscono per confondersi“.

La regolamentazione del web – ora più che mai – si configura come una misura auspicabile e di buonsenso. La questione principale, però, risulta essere la seguente: chi e come dovrà operare effettivamente tale regolamentazione? E, soprattutto, come potrà essere eseguita senza sfociare in alcun tipo di censura?

Dal punto di vista dell’approccio educativo una strada percorribile ed efficace potrebbe coincidere con l’introduzione nelle scuole (a partire dalle scuole dell’infanzia o elementari) di una nuova materia (ad esempio ‘Educazione digitale’) finalizzata a formare internauti consapevoli e capaci di navigare su internet con relativa sicurezza (in che modo? Apprendendo il linguaggio del web; venendo a contatto con la nozione di fact-checking e quindi imparando a selezionare le fonti; imparando a segnalare i messaggi violenti e intrisi d’odio, etc.).

Eppure c’è qualcosa che continua a non tornare: fra le priorità delle istituzioni v’è quella di regolamentare il flusso di informazioni della rete. Ma come? Non credete anche voi che il tema sia un po’ troppo ingigantito ed enfatizzato? E non credete anche voi che il problema delle bufale riguardi anche i media tradizionali? Eppure pare che il problema sia limitato alle bufale digitali, e basta.

A nostro  modo di vedere la situazione del mezzogiorno, l’impoverimento progressivo e costante del ceto medio, le politiche occupazionali e giovanili poco efficaci, la mancanza di politiche familiari, la folle tassazione che strozza gli imprenditori italiani (e potremmo continuare) sono elementi assai più problematici se rapportati al problema della regolamentazione del web (esatto, questo è benaltrismo, ma le reali esigenze nazionali sono ben-altre). Con questo intendiamo dire che la necessità di imporre determinati paletti e vincoli al web sorge solo secondariamente per ‘proteggere’ le persone comuni dalla mole di bufale, mezze verità e quant’altro.

La parte centrale della questione è che i PRINCIPALI MEZZI DI CONDIZIONAMENTO, ovvero i canali di comunicazione istituzionali (televisione, radio e carta stampata), sono stati sostituiti dal web. L’eredità del 2016 è proprio questa: abbiamo assistito al sorpasso della rete nei confronti di tutti gli altri mass media (e gli esiti degli appuntamenti elettorali dell’anno appena terminato sono una parziale testimonianza di ciò). La propaganda e le informazioni veicolate sulla rete si diffondono con più rapidità e con più efficacia delle informazioni trasmesse sui canali tradizionali. Le istituzioni, la partitocrazia tradizionale, i gruppi di potere e di interessi non possono sopportare la perdita di un così ramificato e capillare sistema di condizionamento. L’invito, dunque, è quello di tenere gli occhi ben aperti su questi aspetti: c’è il RISCHIO che la futura legislazione per regolamentare le informazioni che circolano sul web possa essere particolarmente soffocante, limitante e/o operata con criteri/algoritmi di dubbia natura.

Ed è proprio all’interno di questo dibattito (dove, per quanto ci riguarda, si sono perse di vista le reali priorità) che si inserisce la proposta-provocazione finalizzata alla riflessione di Beppe Grillo (proposta difficilmente comprensibile se non contestualizzata a dovere) il quale propone l’istituzione di “[…] una giuria popolare che determini la veridicità delle notizie pubblicate dai media. Cittadini scelti a sorte a cui vengono sottoposti gli articoli dei giornali e i servizi dei telegiornali. Se una notizia viene dichiarata falsa il direttore della testata, a capo chino, deve fare pubbliche scuse e riportare la versione corretta dandole la massima evidenza in apertura del telegiornale o in prima pagina se cartaceo. Così forse abbandoneremo il 77° posto nella classifica mondiale per la libertà di stampa”.

Il recente post  di Beppe  – evidentemente provocatorio e in replica alle dichiarazioni di Pitruzzella – esorta alla riflessione: quali soggetti regolamenteranno il web? E in che modo? Lo faranno le istituzioni, i partiti? Gli stessi soggetti che possiedono palesi e talvolta stretti legami con TG, carta stampata, redazioni televisive e giornalistiche? Le stesse istituzioni che non prendono alcun provvedimento nei confronti di giornali e telegiornali che pubblicano (quasi) quotidianamente bufale, inesattezze e applicano filtri alle notizie? Che tipo di garanzie avranno i cittadini? Non so voi, ma qualche preoccupazione noi  l’abbiamo, staremo a vedere…